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Presentazione XII edizione

Osservatorio AUB sulle aziende familiari italiane

L’Osservatorio AUB (AIDAF, UniCredit, Bocconi), sostenuto anche da Borsa Italiana, Camera di Commercio di Milano MonzaBrianza Lodi, Cordusio e Fondazione Angelini ha presentato il 26 gennaio 2021 presso l’Università Bocconi con un evento in diretta streaming i risultati della sua XII edizione. Nel corso dell’evento non è stata presentata solo una analisi di tutte le aziende familiari italiane con fatturato superiore ai 20 milioni di euro (17.984 aziende, per l’esattezza, di cui 11.808 a controllo familiare, pari al 65,6%), ma anche lo “stato di salute” delle imprese familiari italiane prima dello scatenarsi della pandemia Covid-19 e le azioni che alcune di esse, le imprese quotate, hanno messo in atto nel 2020. Per la prima volta viene poi presentato un confronto sui primi 1.000 gruppi familiari Italiani, Tedeschi, Francesi e Spagnoli.

La crisi innescata nel 2020 dalla pandemia ha un impatto doppio sul PIL italiano rispetto a quella iniziata nel 2008-2009, che pure aveva costretto il 17,5% delle aziende familiari italiane a entrare in procedure concorsuali o liquidatorie nel decennio successivo. Secondo i calcoli del XII Osservatorio AUB, il 25-30% delle aziende familiari è così a rischio, nonostante si siano affacciate al 2020 in una situazione patrimoniale, reddituale e finanziaria migliore rispetto a quella del 2009.

“A parte la speranza che la ripresa, questa volta, sia più veloce, la nostra analisi mostra che l’unica via di uscita è un maggiore ricorso all’equity, accompagnato da un’apertura alla leadership esterna e a un suo auspicabile ringiovanimento”, spiega Guido Corbetta, titolare della Cattedra AIDAF-EY di strategia delle Aziende Familiari in memoria di Alberto Falck della Bocconi e curatore del rapporto insieme a Fabio Quarato, presentato il 26 gennaio 2021 presso l’Università Bocconi.

L’analisi mostra che, rispetto all’inizio del 2009, la quota di aziende familiari con una struttura patrimoniale o reddituale davvero compromessa (equity o EBITDA negativi) era scesa all’inizio del 2020 dal 4,3% al 3,4% e quella di aziende con indicatori di solidità critici era scesa di dieci punti (dal 38,8% al 29,9%), mentre le aziende che disponevano di una liquidità superiore all’indebitamento erano salite dal 17,7% al 29,5%, Tuttavia, il 33% delle aziende mostrava una struttura inadeguata ad affrontare la crisi pandemica.

Un’analisi condotta con FSI (Fondo Strategico Italiano), inclusa nell’Osservatorio, evidenzia l’effetto negativo dell’indebitamento sulla performance dei cinque anni successivi e mostra che, anche in caso di basso livello di indebitamento, un suo aumento ha un impatto negativo su crescita e redditività. Ne consegue che in questo momento le aziende migliori, devono crescere attraverso l’equity e non il debito.

L’Osservatorio si conclude con una prima analisi della reazione delle imprese familiari alla crisi pandemica, condotta sulle società quotate (al netto di banche e assicurazioni). “I dati confermano la grande reattività delle aziende familiari e l’apprezzamento del mercato per tale caratteristica”, afferma Fabio Quarato. Pur partendo da un livello decisamente più basso (25% contro il 43% del campione totale, che comprende familiari e non familiari), le aziende familiari hanno quasi raggiunto le altre nell’utilizzo dello smart working (85% vs. 93% del campione totale) durante il 2020. Nel 77% dei casi, inoltre, le aziende familiari si erano attivate per dare supporto ai dipendenti, soprattutto dal punto di vista della sicurezza (protocolli e fornitura di dispositivi di protezione individuale).